venerdì 15 gennaio 2016

Ad un certo punto, quanto è lecito essere egoisti?



La capacità di raggiungere l'equilibrio caratteriale sociale non è una cosa semplice per me.

Da piccola avevo delle serie difficoltà a dire di no alle amiche.
Mi facevo schiacciare.
Forse, usare.
Il bisogno di piacere stava alla base della mia politica di vita.
E questo bisogno era direttamente proporzionale a quanto lo "prendevo nel culo".
Più dai agli altri, più gli altri prendono e non restituiscono.
Ero quella buona io.
Quella che c'era sempre.

Crescendo ho imparato che "esserci per tutti" non è un bene, è solo controproducente.

Lezione numero uno imparata e messa in pratica: "dobbiamo esserci per chi se lo merita!"
Avanti con la meritocrazia Slimmy.

Il problema però, poi, si è ampliato quando ho cominciato a fidanzarmi.
Le donne mi hanno sempre risucchiato ogni goccia di sangue.

La mia ultima relazione è stato l'armageddon!

Mi sono denaturata.
Mi sono persa.
Non riuscivo a fare altro che sbagliare per salvare un rapporto che non doveva essere salvato.

Ne sono uscita ferita.
Non da lei, ma da me.
E' scattato in me il bisogno di ritrovarmi.

Senso di onnipotenza allo stato puro.

Il clima è stato subito quello del "io posso fare quello che voglio".
E, purtroppo, l'ho fatto.
Così, ho sostituito i rimpianti con i rimorsi.

Ma mi sento comunque più tranquilla con me stessa.

In questo delirio di onnipotenza ho fatto delle cagate assurde e a quanto pare non smetto di farle.

Lo voglio fare? Lo faccio.

A questo punto però sorge il dubbio morale che si genera in ogni persona con un briciolo di senso del rispetto: quanto è giusto fare quello che si vuole?

In che momento scatta l'accusa esterna che ti porta a sentirti un "egoista del cazzo"?

Esistono persone che mi vogliono bene.
E, con grande meraviglia, posso dire che sono tante.
Ma, il loro bene cosa può accettare?

Non posso pretendere che gli altri comprendano i miei bisogni.
Perchè, gli altri, non sono me.
Quanto è giustificabile fare qualcosa solo perchè la si vuole fare?

Ad un certo punto è lecito essere egoisti, quando sappiamo benissimo che il nostro comportamento nuoce a qualcuno?

Non è facile spiegare che non facendolo sarebbe molto peggio.

Ok, più che un blog pare una sega mentale di un'ubriaca (stranamente sobria).

Mi sento egoista.
Mi rendo conto che sto sbagliando.
Che sto sbagliando per gli altri.
Ma, non sto sbagliando per me.

Ho tenuto i miei pensieri chiusi in un cassetto per anni.
Non ho parlato dei miei problemi per anni, per paura di essere giudicata.

Adesso, dico ogni cosa che mi passa per la testa.

Ho fatto della sincerità e della schiettezza un mio stile di vita.
Questo mi crea non pochi disagi, ma mi risolve tanti problemi di fegato.

Ad un certo punto, quanto è lecito essere egoisti?

Ossequi da una Slimmy che protegge il fegato dalle frustrazioni, ma non dall'alcool.

giovedì 14 gennaio 2016

But first......let me take a selfie!



Sempre caro mi fu quell'ermo........selfie!

È proverbiale la mia adorazione per gli autoscatti.
Sintomo di egocentrismo lo so.
Sono egocentrica, narcisista e egomane.
Non me ne vergogno.
Anche saccente.
Mia madre mi dice sempre che sono una "maestrona" perché so sempre tutto io.
Ma, ahimè, ho solo un innato problema di mancanza di vergogna e di pudicizia.
In realtà, non so se è sintomo di esorcizzazione del disagio.
Fatto sta che mi piaccio.
Oh, ragazzi mi piaccio.
Ma solo nei selfie.
Abbasso i tag.
Non mi taggate!

Ora, non volevo fare un elogio al mio narcisismo, c'è Facebook ad evidenziare questo.
Volevo solo ribadire che l'ideale di esaltare la propria persona pubblicamente non è una cosa che appartiene solo al ventunesimo secolo, ma che si radica nei tempi dei tempi.

Prima i nobili ingaggiavano pittori per i loro ritratti.
Era una cosa da ricchi.
Adesso, è una cosa per tutti.
Ogni "poveraccio" può permettersi uno smartphone con camera frontale e immortalarsi in pose che ritiene gradevoli.

Lo scopo dei selfie non è tanto il farsi vedere belli dagli altri, quanto il vedersi belli.
Nessuno pubblicherebbe mai un autoscatto dove "non è gradevole".
Sarebbe un controsenso.
Non che di controsensi non sia intasato il mondo di internet.
C'è chi vede il bello dove non c'è.
Ok, la bellezza è soggettiva, ma la bruttezza e il senso del decoro dovrebbero meritare rispetto.

Come si dice, degustibus.........

Quello che ritengo poco accettabile (a mio avviso) è lo sfruttamento di un autoscatto per imprimere nell'osservatore una massima derivante da canzoni, libri, film, citazioni.

Stai facendo un selfie cazzo, che c'entra Baudelaire?

Al massimo scrivici "porca paletta che freddo #freddo #porcapaletta".
Non scomodare l'arte che con la tua faccia su uno schermo non ha niente a che vedere.

Adesso, con questa difesa/attacco dei selfie, concludo il post.

Fotografatevi.
Autoscattatevi.
Hashtaggatevi.
Coniate nuove parole con me.
Non è narcisismo del 21esimo secolo.
È il narcisismo primordiale intriso nell'animo dell'essere umano.
Ma, vi prego, non scrivete citazioni senza senso.

Ossequi, da una Slimmy da sempre amante dei selfie.

giovedì 7 gennaio 2016

Il sesso occasionale...NON mi piace!


Gli anni passano e passando ti mostrano chi sei.
Le esperienze si fanno anche per capire  quello che non ci piace e quello che invece amiamo.

Prima di assaggiare il sushi lo odiavo.
Poi me ne sono innamorata.
Non ha avuto la stessa sorte il kebab che continuò a non gradire. 
Per niente.

Il colpo di fulmine più disastroso é stato il vino.
Una rovina per il mio fegato da anni e anni.

Dalla rottura di maggio ho riscoperto la "me stessa single", dopo tre anni di mancanza.

Welcome back Slimmy che slimmeggia.

Dal mio precedente periodo single ricordavo che il detto "ogni buo è trincea" poteva essere suitable (=adatto! Ho preso la brutta abitudine di inserire parole inglesi all'improvviso).
Invece, adesso non mi sento più così.
Sarò cresciuta.
Maturata.
Evoluta.
Come i Pokemon.

Adesso, il clima del "sesso occasionale" di una sera sfogato in macchina, non mi eccita più.
L'idea del "ciao ciao chi si è visto si è visto" mi lascia in tasca un vuoto inutile.
Quindi, perché farlo?

Ok.
Non è che sono diventata una santa.
Tutto il contrario.
È solo che io amo le donne e ho bisogno che loro mi amino per fare del buon sesso.

Ho bisogno di parlarci.

Basta una cena.
Un aperitivo lungo.
Tante chiacchiere.
Voglio avere il tempo di corteggiarle.
Voglio avere l'occasione di "impararle" prima di averle nude tra le mani.
Voglio vedere il loro sguardo cambiare.
Voglio conoscere i tipici movimenti delle loro mani.

Fortunatamente sono una grande osservatrice è tutto questo riesco ad ottenerlo in un paio d'ore.

Voglio andare a letto con una donna.
Amarla ed essere amata.
Anche se fosse solo per un paio di esperienze.
Voglio sentirla mia.
Tutta.

È il prima che rende eccitante il sesso.
Sono i preliminari che contano.
E per me corteggiamento è sinonimo di preliminari.

Però devo ammettere che tutto questo è un'arma a doppio taglio.
La cosa del "farle innamorare" mi è sfuggita un po di mano.
Perché alla fine mi innamoro io.
Perché, forse, alla fine si innamorano sul serio.

L'eterno romanticismo e il bisogno ossessivo di dare amore è cura e malattia stessa.

Amare con moderazione.
Amare senza ossessione,

Non a tutti è concesso.

A volte si fugge per non bruciare.
A volte...ci si prova.

Ossequi da una Slimmy non più fan del sesso occasionale.